Articolo uscito su Quasicultura.
La suspension of disbelief, o sospensione dell’incredulità, è uno degli assunti chiave della narrativa, alla base della creazione di qualsiasi opera letteraria. La sospensione dell’incredulità presuppone un tacito accordo tra scrittore e lettore secondo cui quest’ultimo mette da parte il proprio scetticismo per tutta la durata della narrazione, accettando di credere a ciò che gli viene raccontato.
Samuel T. Coleridge (Immagine da Wikipedia) |
La sospensione dell’incredulità è una componente essenziale del teatro, in cui vengono messi concretamente in scena elementi fittizi che lo spettatore dovrà accettare come reali in quanto necessari alla fruizione dell’opera stessa.
a vestire di sfarzo i nostri re,
a menarli dall’uno all’altro luogo,
saltellando sul tempo,
e riducendo a un volger di clessidra
gli eventi occorsi lungo diversi anni».
Il lettore si mette a disposizione dello scrittore, affidandosi a lui per un pieno e immersivo godimento dell’esperienza narrativa. D’altro canto lo scrittore, per non infrangere il patto, deve raccontare una storia che sia credibile nel contesto in cui essa è inserita.
Un personaggio che si comporta in maniera incoerente rispetto al background in cui è collocato o un’ambientazione che stona con le vicende narrate sono entrambi elementi che potrebbero compromettere la riuscita del racconto.
Immagine da minima&moralia |
E dunque, per dirla con le parole di Alessandro Perissinotto, “la prima regola da seguire quando si imbocca la strada del fantastico è che nel mondo possibile non tutto è possibile, che, qualunque sia la nostra ambientazione, esisteranno sempre delle ‘condizioni ostanti’ per limitare la gamma d’azione dei personaggi” (da Mondoscrittura.it).
Ma è bene precisare che simili regole non sono a uso esclusivo della fantascienza; anche la collocazione della storia in un mondo reale necessita che siano soddisfatti tutta una serie di criteri, adattati alle esigenze di una realtà quotidiana.
In ogni imitazione, dunque, devono coesistere ed essere percepiti come coesistenti due fattori: verosimiglianza e coerenza. La storia, cioè, deve rispondere a principi di logicità e credibilità dei suoi elementi, dando l’impressione di essere vera in quel particolare contesto. Per questo motivo, il romanzo, qualsiasi sia il suo genere letterario, necessita di un lento e attento lavoro di pianificazione, affinché le componenti “di finzione” risultino coerenti tra loro e verosimili al punto che il lettore si cali nelle vicende fino a godere completamente dell’opera di fantasia.
Il patto raggiunge il suo risultato ottimale quando per il lettore, ormai immerso nella storia, non è più importante sapere se essa sia vera o meno. In questo modo, infatti, egli godrà appieno dell’esperienza narrativa e lo scrittore, da parte sua, avrà raggiunto l’unico scopo della sua creazione: l’intrattenimento.
È la grande lezione dei romantici inglesi: credere all’immaginazione, alle sensazioni che pervadono l’uomo, al pensiero che fluisce senza condizionamenti.